Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/107

Da Wikisource.

riguardi noi e sempre custodisca noi, che confessiamo il beneficio di cotale grazia e de l’altre che ci ha date, oltra la virtú de la musica e de la poesia, da cui voi e io caviamo la facultá e la fama. Onde ci loda il mondo con quello affetto che merita esser lodato il mio messer Guido Guidoni de la caritevole pietade che egli dimostra ne la cura de lo spedale, che la sua bontá governa.

Di Vinezia, il 22 d’agosto 1538.

CDXII

A MADONNA CICILIA LIVRIERA

Né il tempo né la sfortuna hanno presa su di lei, tanto ella resta giovanilmente e virilmente forte. Non è tanta ansia ne lo sfrenato stimolo del regnare e de la libertá quanta ne prova il mio core per non potere, comare onoranda, vituperare la fortuna e il tempo; imperoché l’uno vorria depredarvi la beltade immensa, come l’altra vi ha usurpato la ricchezza infinita. Benché il vostro animo, che di molle è diventato virile, fa le vendette che io desidero contra di quello e inverso di questa; conciosiaché nel dispregio, che dimostrate di lei, venite a schernire ancora lui. Onde pare che i suoi anni ritornino indietro, in modo andate ringiovanendo: de la qual cosa tutti due si vergognono. E ben debbono farlo, da che un si gran monstro e una si gran dea restano beffati da colei che si credetter disfare. Ma che non puote uno spirito prudente come il vostro?

Di Vinezia, il 25 d’agosto 1538.