Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/11

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che agradino, non dovete, o soprano arbitro de le paci e de le guerre temporali e spirituali, però sdegnarvi se l’universo non vi dedica i templi e non vi drizza gli altari come a uno dei piú sublimi numi ; conciosiaché il numero infinito de le vostre facende immense lo tien confuso, non altrimenti che ci confondarebbe il sole, se la natura, toltolo dal suo luogo, ce lo ponesse in sul vicino conspetto degli occhi.

Di Venezia, il primo d’agosto 1542.

CCCXXVI

AL SIGNOR GUIDOBALDO FELTRIO

duca di Camerino Invia il primo libro delle Lettere. Sapendo io, signore, che non vi sdegnarete di accettare l’opera che il vostro singular padre si è degnato ch’io gli intitoli, ve la mando. E, perché non è cosa da esser a lui dedicata né a voi mandata, la mia affezzione, la quale si sforza in ciascun modo di compiacere a la volontá ch’io ho di gratificarmi coi meriti di tutti due, si scusa di l’ardire datole da l’audazia de la poca virtú, che l’ha mossa a far ciò. Onde la Eccellenza Vostra mi perdoni l’error, che me ha perdonato la Sua.

Di Venezia, il 29 di decembre 1537.

CCCXXVII

AL VARCHI

Ripescherá Fortunio Spira. Si professa amico del Bembo, cui ha inviato il primo libro delle Lettere. Tosto ch’io, fratello, in questi giorni da lavoro ritrovi quel messer Furtunio, c’ho smarito fra i di de le feste passate, gli darò il sonetto, tessuto da la eleganzia del vostro vivo ingegno