Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/130

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soprascritto de la lettra mandatagli, senza aggiugnerci e la risposta e i danari e i debiti donati e pagati al mio servidore. Oltra che, il proprio padre non gli avria dato si tenero consiglio circa il suo viaggio di Boemia. Ma credamisi che mi pensava che la Maestá di Ferdinando si stesse a Viena, e perciò consentii che il giovane, marcito in questo ozio viniziano, vacasse qualche giorno. Né d’altro mi pesa se non ch’egli non ha ubbidito i cenni nonché i proemi di colui che è da me adorato e predicato con la istessa riverenza che vi adora e predica il Vergerio, le cui stupende relazioni mi rivolsero i pensieri a la divozione del vostro nome, sendo egli nunzio di Clemente e di Paolo. Certo che tra le molte dovute felicitá di voi si debbe ascrivere per una de le prime lo isviscerato del fervore, con il quale il predetto vescovo vi glorifica, vantandosi di essere chi egli è, mercede di Bernardino per soprana providenza cardinale. E ben può la clemenza vostra tenerlo per celeste dono, percioché si fatto uomo è diventato non solo tromba de lo Evangelio e chiave degli usci de le sacre Scritture, ma tuono e folgore contra il capo de l’eresia di Lutero. Egli, con lo studio de la sua cristiana virtú, ha composto tre omilie in materia de le eresie di Germania, il fine de le quali è lo scoprire le velenose intenzioni di coloro che sotto il velo di religione causano le rovine degli Stati, dei principi e de l’anime, confondendo leggi, costumi, fedeltá e popoli. Cosi Iddio, per salute d’Italia, giá soprapresa da l’infermitá luterana, consenta che tale opera produca ciò che l’autore ne desidera, come ella è di subietto grave, importante e necessario. Io, che insieme con molti saputi ne ho udito parte, non ardisco laudare la grandezza de la cosa, né la qualitá de lo stile, né la cognizione che di cotal tratto dimostra, per non iscemare con la indegnitá de la mia sentenza la degnitá de le sue fatiche. È vero che mi son dato a scrivere le cose di Cristo, ma la grazia in far ciò è tutta sua; ch’io, per me, ho talmente inebriato lo spirito nel liquore che distilla il sugo di si dolce lezzione, che piú tosto ne vorrei essere lo inventore che risplendere negli ori. Ma saria pure un bel vivere nel secolo, se gli altri vescovi co’