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CDXXXVI

A MESSER UGOLIN MARTELLI

Lo ringrazia di avergli fatto conoscere Pietro Rucellai, e allude alla Vita di Maria Vergine , intorno a cui sta lavorando. Io, caro amico, non conosco cortesia che abbia in sé piú del divino che quella che ci porge amici, né si riceve piú bel presente che la benevolenza. Ed, essendo cosi, voi, ne lo inviar a me per mezzo de le vostre lettre il Rucellai, mi avete donato una gioia si nobile, che non sono atto a rendervene grazie con fioche filze di parole. Egli mi pareva pur assai l’essere accettato da l’amicizia del Martelli; ma a voi, che séte tanto generoso quanto dotto e non men grande d’animo che di spirito, è partito di farmi degno de la conoscenza del gentilissimo figliuolo di messer Palla, illustre cittadino di Fiorenza. Il quale debbo aver a cuore, oltre il suo esser ottimo soldato, ottimo cortigiano e ottimo liberato, percioché egli è caldamente caro al cordiale de la bontá vostra; e ancora sono tenuto ad amarlo mercé del nome comune. Come si sia, io mi chiamo suo ne la maniera che mi sento esser di voi e del mio Varchi ; e ciò si vedrebbe, quando l’occasione di poterlo compiacere me si offerisse. Altro non vi scrivo, perché l’opera, che io ho quasi composta, mi tira a darle fine. Intanto ricordativi di ramentarvi di me.

Di Venezia, il 5 di maggio 1539.

CDXXXVJI

AL CARDINALE DI TRENTO

Gli augura che i bagni valgano a rimetterlo presto in salute. Io, signore, mi vitupererei da me stesso circa il non correre a basciarvi Torme dei piedi vostri, nonché il dosso de le mani di voi, se il comporre la vita di Colei che partorí virginalmente