Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/153

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diverse nazioni? E se gli imperadori e i re tentano di continuo di ascendere in maggior seggio, a che fine tiene un cittadino i figli immersi nel piacere, che si piglia da la piazza a casa, da casa a la villa, da la villa ai giuochi e dai giuochi a le lascivie? Uno, il quale si commette ne lo arbitrio dei miracoli che sa far la sorte, mentre mangia il pane altrui, va a rischio di felice perminenza. Si che risolvetivi a darme risposta, conchiudendo voi stesso a voi medesimo ch’io non sia per mancare ai vostri interessi, come si siano.

Di Vinezia, il 20 di giugno 1539.

CDXLVIII

AL PREDICATORE FRATE ANDREA VOLTERANO

E dolente che la lettera cdxliv non abbia prodotto presso monsignor Giberti l’effetto che egli ne sperava. Ciò non pertanto, offre ancora una volta al vescovo di Verona il suo buon volere. Veramente la controversia tra monsignore e me non è causata da la invidia degli uomini né da la malizia degli influssi, ma da l’opera del demonio. E ciò dimostra il mal incapito de le lettere, in cui vi scriveva come io, con intenzion magnanima e con mente cristiana, ritornava a ubidire e a laudare Sua reverendissima Signoria, sogiugnendo : «E di ciò fa fede l’aver io dei saluti mandatimi da quella riempiuti i luoghi, che ne le viscere mi lascia vóto lo sdegno». È certo che lo studio del nostro aversario è solo in perturbare le concordie altrui, e, per esser la pace saluto di Cristo, attende continuo a far si, che tali note non ci trapassino al core, onde ne derivarebbe la salvazione di coloro che sanno godersi de le sue tranquillitá. Santa cosa è il vivere senza rancore! Una persona aliena da l’odio è ignota a la morte, e quegli, che, doppo un lungo travagliare, riducono la nimistá in amore, simigliono due a gran pena usciti del fiume, i quali, con il cor palpitante e con le membra scosse dai tremiti de la paura, ansciando e borfando,