Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/156

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l’attitudine del cortigiano e la civilitá del soldato; e quel, che piú mi reca in maraviglia, è il decoro che di gentiluomo servate in ciascuno atto vostro. Per la qual cosa si debbe laudare la cagione che vi tolse di braccio a la lascivia de l’ozio, che qui marcisce di tersi ingegni, di soprani spiriti e di magni intelletti. Non è dubbio che sino ai principi doverebbono per un tempo cacciare i figli al guadagno del pane altrui. La discrezione, il senno, i costumi, le virtú e le riputazioni seminate nei campi del mondo sono usufrutti di qualunche peregrina per l’universo. E, per giunta degli acquisti, che la sorte propone a chi si diletta di vagare nei siti di quella e di questa regione, l’uomo nobilita lo essere e rimbelisce la sembianza; talché ritorna donde si parti con una gentilezza strana e con una arte nuova. E, perché in ciascun gesto suo si scorge la degnitá de la creanza, è da ognuno guardato e da tutti reverito, non altrimenti che sará il mio Gritti, quando Iddio ci permetterá il repatriare de la sua magnifica persona. Intanto le tranquillitá de la pace ponghinví inanzi le tempeste de la guerra. Essercitativi la notte e il di ne le importanze de l’armi, umiliando le carni e Possa ne le occorrenze dei disagi, recandovi sempre in memoria ciò che esce dal dire e dal fare di quel duce, sotto l’ombra de le cui ali incominciate il glorioso mestier de l’armi. La natura vi ha destinato a la chiara scòla de lo eroico Fregoso, giá parente del magnanimo Rangone, il prudente valor del quale fu lingua, occhi e volo de la Fama. Grande ardire prendeva Italia, mentre insieme vagheggiava il gran Guido, il buon Cesare e il degno Luigi; e ben fece a farlo, percioché i tre cognati, accolti in uno, le davano speranza di libertá perpetua.

Di’Vinezia, il 4 di luglio 1539.