 |
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. | |
CDLIV
A LA REINA DI POLONIA
Ringraziamenti del dono d’una coppa, e lodi. Per conoscere la Previdenza Vostra quanto il nome di avaro desdica a l’altezza de la corona e come sia d’infamia a la Maestá regia il titolo di prodigo, tenendo il mezzo tra l’un vizio e l’altro, date in virtú de la verace larghezza secondo la necessitá dei tempi e qual conviensi al merito degli uomini; percioché chi dispensa i suoi tesori alora che i commodi de lo imperio gli richieggono, è senza consiglio, e colui che gli porge a le turbe indegne, oltre l’esser distruggitore de le cose publiche, simiglia uno il quale offerisce se stesso a’ nimici di se medesimo. Veramente il regno di voi prosperará in eterno, e in perpetuo osservaransi i comandamenti vostri, poiché nel compartire i propri beni ponete in essempio qualmente i gran principi, nel donare dove, quando e quanto bisogna, non debbono essere men temperati che liberali. Le ricchezze acquistate col favore de la fortuna si spendono leggermente; ma le possedute per sudor de la fatica si riserbano con l’ansia de la tenacitá. E chi giudica altrimenti, pongasi a signoreggiare uno Stato afflitto, e riduchilo, con l’opera e col tempo, ne la felicitade in cui la viriltá del vostro governo ha ridotto cotesto suo dominio; e poi sentenzi sopra il fatto de le splendide magnificenzie. Ma non si pensi ch’io lodi il soccorrere genti di condizione qualificata per esaltar me, che ho «ricevuto la bella coppa de la vostra modesta cortesia, ché ben si sa ch’io sono uomo povero e non persona di riguardo. E, perché da tale vivo e tale mi tengo, come tale goderò del dono de la serenissima reina Bona, le virtú de la quale non predicarò perché ella abbia carestia di fama, ma per illustrare tutto il cerchio d’Italia con la gloria di voi, che avete fatto paradiso i deserti de le province che vi ubbidiscono. Ha la soprana Maestá Vostra con la sollecitudine de lo intelletto allargato di maniera i confini di
