Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/174

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coloro che hanno fornito di riempiere le orecchie de le voci formate in sua gloria del grido publico. Or ecco che la malizia, la qual suole vituperare e non essaltare l’altrui fatiche, si rimane isvergognata da la bontá, che mosse la cortesia del vostro intelletto grande ad onorare la indegnitá del mio ingegno piccolo. Imiti la invidia il costume e la natura di voi, e da si fatto essempio impari a mirar gli studi del prossimo con la discrezione che vorrebbe che si mirassero i suoi; ché, ciò facendo, correggerá i propri difetti con lo acquisto de la benivolenzia. Non è dubbio che la lode, che si dá a le cose che la meritano, è fiore de la lingua e frutto del giudizio di colui che ne è autore. Oltra ciò, chi altri commenda, si usurpa l’affezzione del commendato, peroché l’armonia de l’udirsi con ragion commendare è si dilettevole e si soave, che pare al core, che se ne pasce, di presentar nulla, donando se stesso. E, se cosi è, come si crede ch’ io adori voi, che mi séte cagione di riputazione e di fama? Ma, se noi aviamo obligo a quelli chi solamente ci giudicano virtuosi, io vi son tenuto immortalmente, da che il testimonio de la vostra benigna traduzzione mi arrichisce di degnitá e di onore. Benché saria forse meglio per me, se mi foste tanto avaro di amorevolezza quanto me ne séte largo, percioch’io non mi vedrei tra due pericoli: l’uno dei quali mi promette il titolo di presuntuoso, se la insufficienza mia si pone a ringraziarcene ; e l’altro mi dedica il cognome d’ingrato, s’ella pur non ve ne ringrazia. Ma, per esser piú tolerabile il vizio de la presunzione che non è la bestialitá de la ingratitudine, mi arischiarò almeno di confessare che il sopradetto opuscolo respirará col fiato largitogli da la dottrina de lo sdí di voi. Ma, non potendo rendervene equal cambio, delibero per lo inanzi mescolare l’animo mio con l’animo vostro; talché, si come la bellezza del corpo, aconcia con la disposizione dei membri, movendo e dilettando gli occhi, che la vagheggiano, dimostra in che modo la natura essercita il decoro de la vita, cosi i cori di noi due, con la tenera unione de la caritá, la quale vivifica e rallegra la frequenzia de la conversazione, dimostraranno in che maniera l’umanitá debbe