Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/179

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merito degno di gloria. E, perché la stia valorosa prudenza supera gli accidenti de la fortuna, i casi umani sono inferiori a le virtú di cotanto cavaliero. Ed è certo che oggi non vive uomo piú prestante di pietá, piú intero di sapere, né piú inviolabile di fede. E, perché nulla manchi, egli è grande nel grido publico, negli occhi dei soldati, tra i famigliari, ne le operazioni domestiche, nel formar de le parole, nel porgere degli essempi, ne la notizia de le antiquitá, ne lo essercizio de le dottrine e ne la esperienza de la memoria. Oltra ciò, la sua gravitá è senza pari, la sua piacevolezza senza eguale, la sua grazia senza similitudine, la sua discrezion senza essempiò e la sua superbia senza paragone. Talché il mondo, il qual dee chiamarlo, doppo il titolo d’ogni ornamento di maniere e di costumi, medolla del consiglio militare e osso del mestier de l’armi, è obligato a inchinarlo, percioché il buono principe è si fatto, che l’altrui virtudi si amplificano nel far comemorazione de le condizioni che l’hanno per tutti i secoli consacrato agli altari de la Fama. Ma, si come egli avanza di eccellenti qualitá la moltitudine degli altri grandi uomini, cosi Maria di Aragona, congiunta seco con la concorde unione del matrimonio e con la pacifica mansuetudine de la clemenza, eccede il numero de l’altre grandi donne; talché il cielo non iscorge petto che alberghi piú concetti sacri né piú intenzioni sante dei suo. Onde io le ho dedicato l ’Istoria de la Vergine come a creatura che imita il viver de la Reina degli angeli, qual si appartiene d’imitarlo. E, perché ogni cosa pensata, detta e scritta in lode del Signore è autentica, tutto il mio sforzo è suto in estollere le azzioni, le bellezze e le virtú di Nostra Donna con ogni sorte di parole atte a ringrandire il religioso de le meditazioni mie. E non è dubbio che le menzogne poetiche diventano evangeli, allora che, posto da parte il celebrar le chiome, gli occhi, la bocca e il viso di questa e di quella, si rivolgono a cantar di Colei che è rifugio de le speranze nostre. E beati gl’inchiostri, beate le penne, beate le carte, che si spendono, si affaticano e si spiegano nei pregi di Maria! Ora, monsignor reverendissimo, riputazion de l’onor del clero, fino a quando debbo io aspettar che Roma guardi