Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/198

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leggerle, il lieto apparitomi nel fronte ha dimostrato il piacere che de le carte scritte degli amici sente l’animo. E, per dirvi, io tengo per fermo che messer Dino di Poggio sia venuto ad eseguire l’uffizio impostogli de la benignitá di voi, si perché egli osserva la Signoria Vostra, si per la nobiltá sua, si per l’amore che porta a me; che, per istare in casa solamente quella una e quelle due ore che mi ci tiene lo studio de la mattina, non ho potuto ricevere i saluti mandatimi da la tenera amorevolezza del Guidiccione. Nel sacro petto del quale il cortese del cielo ha sparto dottrina mirabile e bontá religiosa, e perciò si dole di non poter giovare di continuo al prossimo con la caritá de l’una, ne la maniera che onora tuttavia Italia con la eccellenza de l’altra. So ben, signore, di che sorte è la mente che avete inverso la fidanza ch’io ho in voi. So anco di che qualitá è il fastidio che vi preme per il commodo che non vi si scopre in adempirla. Ma, se il frutto de l’amicizia è il proprio amore, acquetisi il vostro desiderio in ciò; ché invero son pur troppo beneficato da le gentilezze di quella volontá, con le cui passioni cercate si avidamente di beneficarmi. Benché l’effetto, che move voi ad apprezzarmi cotanto, nasce da lo indizio d’una oppenione che tenete dei piccoli meriti miei; ma la causa, che spinge me ad amarvi ne la foggia ch’io vi amo, deriva da una certa ammirazione, che ha il mondo de le grandissime virtú vostre. Ma, perché io sarei ignorante nonché superbo, non gustando con la bocca de l’anima il sapore de le lodi, che mi avete dato insieme con lo Alamanno e col Cesano, lumi di perfetto giudizio e d’illustre grido, ne rendo grazie sincere a voi solo e a lor due, rallegrandomi del vostro essere transferito a la chiesa del vescovado proprio. Percioché chi si allontana da la corte si accosta a Cristo, e i fumi di lei sono gli incensi degli ambiziosi, né si confá il costume suo con la natura de la virtú. Il giusto e l’onesto di questa non conviene con lo ingiusto e col disonesto di quella. Oltre di ciò, non è lecito a uno intelletto, come il vostro, elegante e a uno ingegno, come il vostro, pellegrino di tenere in silenzio le voci de la istessa Fama. Altro utile e altro diletto ritraranno