Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/200

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fattezze a la disposizione, la disposizione ai gesti e i gesti a la fama, accompagnata dal Landò serenissimo, da la Signoria inclita e dagli imbasciadori egregi, passato dal ponte di Rialto, rotto per riputazione de le sue degnitá, smontò a lo albergo, con il maggiore applauso di popolo che mai si udisse nel cerchio vago di si divina cittá, i pregi de la quale ringrandiscono ne 10 splendore de le continue magnificenzie. Ma, per ridondare 11 cordial fausto in gloria de la gloria Augusta, mi congratulo con la Maestade Vostra degli onori che agli onori di Quella ha cresciuto la modestia e la grazia di si alto cavagliero; la cui prestanza, per servare il decoro de le grazie concedutegli da la natura e da la fortuna, e per essere ornata di maniere mansuete e di costumi gentili, non pure è suta guardata da la nobilita e da la moltitudine, ma, con gaudio di ciascuno, inchinata da l’alterezza de Luna e da la umiltá de l’altra. E, perché la liberalitá, fiato de le lodi signorili, è proprio dono di lui, la umanitá che lo regge, oltre i conventi, i monasteri, gli spedali, le vergini, le vedove e gli orfani, ha consolato ogni onestá di persone con ogni sorte di cortesia. E, simigliandosi lo allogiamento suo piú tosto al tempio de la caritá che al palazzo d’un principe, la miseria dei poveri, sovvenuta de la frequenzia de le limosine uscite di mano a la mercé del Vasto, gli ha dato il titolo di «pio». Nè si potria dire lo stupore giunto in altrui per causa de la religione che egli osserva in tutte le azzioni. E perciò, supplicato che ebbe a la messa de lo Spirito santo la eterna misericordia, espose nel perpetuo collegio la salutifera e santa commessione; onde le parole, che in benefizio del cristiano interesso gli pose in su la lingua il core, gli caddero di bocca con quella gravitá che move le foglie dei fiori cadenti da le proprie cime, alora che i frutti appresi nei rami nativi cominciano a spuntar fuora. Per la qual cosa le qualitá de l’uomo mirabile sono di modo incarnate ne le viscere de la publica e de la privata affezzione, che qui se ne serbará la memoria che ne fa il celeberrimo Iovio, assiduo testimonio degli atti del fatai capitano. Ed erra il singular Michelagnolo a non seguirlo, come lo segue il chiaro scrittore, da che le sue