Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/214

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buona intenzione, è si ottima inverso di coloro che hanno qualche ingegno, che, ancora che la loro trascuratezza non ne tenesse memoria, non potreste non giovargli. Talché il costume de la nobiltade vostra, i cui atti movono il modesto de la grazia, si può chiamare alimento de la virtú. Veramente che voi, mercé de la prudente, leale e propria sufficenza, oltra Tesser caro a questo libero, a questo giusto e a questo clemente senato, séte degno de la amistá del marchese del Vasto, gran capitano, la divina conversazione del quale vi invidio, ancorché io vi ami. È miracolo di Dio il suo essere tra gli uomini, percioché in mille anni la cortesia dei cieli non Spargono sopra molte creature ciò che hanno sparto in lui solo. Ecco : colui è savio e non valoroso, e costui valoroso e non savio ; quello ha brutta presenza e bello animo, e questo brutto animo e bella presenza; chi abonda di potere manca di volontá, e chi abonda di volontá manca di potere ; se uno è temuto non è amato, e s’è amato non è temuto. Ma il signor nostro, per dono dei buoni influssi, ha di modo unite le virtú interne a le bellezze del corpo, che i pianeti e la natura, autori de le sue eccellenze, ne contendono insieme ; percioché essi si vantano di ciò che gli hanno infuso di dentro, ed ella si gloria di quel che gli ha dato di fuora. Ma, se la natura e i pianeti vanno superbi di cotal fattura loro, che debbe fare Cesare e il mondo?

Di Vinezia, il 6 di febraio 1540.

CDLXXXVIII

AL SIGNOR SCIPIO COSTANZO

Nello scusarsi di non aver data sollecita risposta a due sue lettere, lo ringrazia del dono di alcuni uccelli e lepri, e ne magnifica l’animo generoso. La benignitá dimostratami dal cortese de la vostra prima e l’amorevolezza usatami dal gentile de la seconda di voi mi faranno sempre ricordare quale io divenni nel ricevere de l’una