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DXIII

A MADONA CATARINA SANDELLA

La esorta a ritornar presto dalla campagna, vanta la nobiltá del marito di lei, e consiglia entrambi a non desiderare la morte dei vecchi e ricchi parenti, da cui debbono ereditare. Ritorna, figliuola, da la villa e insieme col tuo marito vieni a casa, e goditi ne lo stato tuo con l’onestá che ti si conviene. Imperoché lo puoi fare, ancora che tu non avesse mai altro bene che lo esser tu scampata d’una infermitá, che ne ha questo anno sotterrate mille. E tutto è non mio aiuto, ma grazia di Cristo, la misericordia del quale ti ha salvato l’essere, perché tu lo riconosca. Come anco sei tenuta a riconoscere, non dico il beneficio con cui ti ho fatto ciò che tu non eri, ma la bontá di messer Bartolo, che Dio ti concesse in marito, avenga che il giovane è di sangue nobile e talmente degno, che gli son parenti di molti gentiluomini. Imperoché passono da ducento anni che colui, da chi egli trae l’origine, venne da Lucca ad abitar qui con la somma di piú di ducentomilia ducati d’oro; onde le femine discese da lui si acasorono nobilmente e onoratamente. Ma, perché doppo la morte del magnifico messer Luigi, suo zio, il quale giá si appressa a la novantina, e di messer Marcantonio, a cotal vecchio figlio e a voi cugino, ereditate mezze le facultá loro, non gli desiderare la morte, peroché è di volontá iniqua; onde spesso aviene che non pur si gli prolunga i giorni, ma si va sotterra prima di tali. E, perché intendo che il tuo consorte gli osserva tutti due, ne ho allegrezza, conciosiaché i preclari cittadini son degni di ogni riverenza. E, per fornirla, la prudente madonna Madalena e lo egregio maestro Gianmaria, di lei marito e tuo parente, ti supplicono a ritornartene.

Di Vinezia, il 27 di marzo 1540.