Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/263

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ordini è disprezzato dal cielo. Si che la rovina del conte di Exesse e gran ciamburlano d’Inghilterra è di sentenza divina e non di consiglio umano. Duoimi di cotal caso, per averne ritrato beneficio. E buon per il nome suo, se la cortesia usatami per commession de lo inclito Enrico fusse suta mescolata con la sua propria liberalitá. Come si sia, io non mi torrò mai de la memoria Tessergli stato grato. Ma, perché tutti gli onori si deveno al Creator sommo, rivolgerò le mie. fatiche a la Maestá di colui che Tavea fatto a la similitudine di se medesimo. Intanto prego Vostra Signoria che si acqueti circa la cosa che mi chiedete in grazia; e piú vi dico che, quando io saprò che vi sia caro ch’io lo taccia, tacerò il torto fattomi dai vostri compatrioti in Francia, e con un sol cenno potete esprimentare l’animo che io tengo di compiacervi fin del sangue istesso.

Di Vinezia, il 15 di luglio 1540. Postscritta di ciò: che in questa vi mando inclusa la quetanza dei ducento scudi, che, giá due mesi sono, mi avete fatto contare dal magnifico e ottimo messer Girolamo Molino per commessione del serenissimo re vostro.

DXXIX

AL SIGNOR MANFREDI DI COLLALTO

Invia un sonetto in morte della moglie del di Collalto, della quale fa le lodi. Eccovi, o conte, il sonetto che io vi dedicai tosto che mori madonna Bianca, consorte vostra e comare mia. Ed è suta gran ventura che la trascuratezza del viver, ch’io faccio a caso, abbi potuto farmelo conservare; il che mi piace, si per avervi il Bembo detto che egli è buono, si perché esso fa pur memoria di quella donna, che risplendeva tra Taltre donne come risplende uno angelo tra gli altri angeli. E non è dubbio che questo