Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/266

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lo stato de la fortuna, che egli abbraccia, non gli consentirá l’avarizia in l’abondanza de le cose, né la lascivia in le pompe de le delizie: anzi, essendo cristiano, imitará i ricordi di Giesú e, imitandogli, esso medesimo cercará di ornarsi dei fregi de la gloria vera. Intanto voi gli andrete mesurando con la regola de l’equitá tutte le cose che il vulgo brama come gioconde, apprezza come splendide e segue come utili: onde egli, ne la guisa che si racende il caldo fumé d’una candela subito spenta tosto che se gli rappresenta il lume, aprenderá con tal veemenzia la veritá loro, che schiferai le come prave, spregiaralle come basse e fugiralle come dannose. Ma, perché voi, intertenendolo nel comercio degli uomini gravi, gli insegnarete a temperare la potenzia de la gioventú con la riverenza de la vecchiezza, egli inanzi tempo sará ai sudditi ciò che è Iddio al cielo, il sole al mondo e l’occhio al corpo.

Di Vinezia, il io d’agosto 1540.

DXXXI

A MESSER NICOLÒ BUONLEO È lietissimo della veste di velluto, che, per mezzo del Buotileo, gli è stata mandata in dono da Ercole Gonzaga. Peccato che non gli si confaccia ! Un puoco di mala indisposizione, causata in me da la molestia del gran caldo, ha fino a qui ritardato il mio dirvi, o fratello onorando, come la veste di velluto lionato, fodrata di raso e ricca di passamani, mi è suta data nel modo che desideravate che me si desse. Onde vi giuro, per quel obligo che portarò sempre a la veramente amorevole nobiltá vostra, che la magnificenzia del dono ha riavute le radici de le speranze ch’io tengo ne le caritá di Sua Eccellenza, non altrimenti che si riabbino quelle de l’erbe, quando, doppo l’ardor del sole, la benedizion del cielo le penetra tutte di pioggia. Or egli non