Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/268

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egli me gli laudi. Si che pigliategli e portategliene, e, tosto che ne avete cavato il suo fedele come perfetto giudizio, venite a riferirmelo tosto. Altrimenti mi rendo chiaro che le mie ciance lo noino e non che esse gli piaccino.

Di casa, in Vinezia, il 16 di agosto 1540. Chi vói veder quel Tiziano Apelle far de l’arte una tacita natura, miri il Mendozza si vivo in pittura, che nel silenzio suo par che favelle. Moto, spirto, vigor, carne, ossa e pelle li dá lo stil, che in piedi lo figura; tal ch’ei, ritratto, esprime quella cura c’ hanno di lui le generose stelle. Dimostra ancor ne la sembianza vera non pur il sacro, illustre animo ardente e de le virtú sue l’eroica schiera, ma i pensier alti de la nobil mente, che, in le sue gravitá raccolta e intera, tanto scorge il futur quanto il presente.

DXXXIII

AL PRESIDENTE DI ROMAGNA

[monsignor Guidiccioni.] Lo ringrazia del dono di alcune bellissime maioliche, che sono andate a finire a casa di don Diego di Mendoza. Gli raccomanda poi Luigi Caravello e gl’invia la propria effigie coniata in una medaglia di argento. Io, monsignore, che mi tengo da molto solo per esser certo che ognun sa ch’io sono amato da voi, nel divulgarsi dei presenti, che, oltre l’amarmi, tuttodí me fate, ne divengo in quella superbia ne la quale si levano coloro che attribuiscono il favore