Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/272

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vi parve di compormi contra? Certo ei mi rincresce che si fatte brighe non vi lascino conoscere il dono de la fortuna né la dote de la natura. Voi, intrigato ne la mala conversazion d’alcuni, mettete in dubbio la ereditá che vi perviene e guastate lo ingegno che vi adorna, e, continuando in dar fede a la malizia di colui e di costui, ad altro non attendete che a credere favole e a nutrire odii. Intanto messer Iacopo, a voi padre e a me fratello, per il dolore che se ne piglia, affretta quel vivere che se gli devrebbe prolungare coi vostri anni, si è egli onesto, virtuoso e grave. Deh ! figliuolo, acquietate voi e consolate lui. Acquietate voi con il rendervi agli studi laudabili, e consolate lui col farci il profitto che ci si richiede; ché, ciò facendo, la vita sua, che depende da la vostra, viverá in voi con ogni splendor di letizia. Intanto anche io, che mi reputo lui medesimo, me ne rallegrarò come di felicitá propria. L’uomo egregio, occupato da le imprese dedicate da questa cittá magna a le operazioni del suo spirito illustre, ha bisogno di quella recreazione, la quale consiste ne l’udir di voi quel grido di ben fare, che desiderano i padri nei figli. La cui discrezione, in ogni sorte di ragione che gli pare aver con chi gli creò, doverebbe dargli il torto, nonché scrivergli con l’audacia, con la quale scrivete a chi ha creato voi. Veramente, io credo che i versi che vanno attorno non siano vostri e che, non essendo, vi paia strano che altri pensi altrimenti. Pur egli è di vostro uffizio il giustificarvene con le parole de la umiltá e non di esclamare con la imperiositá de la superbia apparente in molte lettre da voi drizzate a l’onorato genitor vostro. Le cui ammonizioni, partendovi di qui, vi commessero vivamente che mi scriveste spesso e che lasciaste andare l’accademia: onde la riggidezza, che vi par ch’egli vi usi, deriva dal vostro averlo disubidito ne l’una cosa e ne l’altra. Talch’io, circa il non mi aver mai scritto, posso piú tosto affermare che il rancore sia dal canto vostro, che voi pensare che egli proceda dal mio ; peroché si sa bene che colui che offende guarda sempre intorno l’offeso. Ma buon per voi, se aveste talvolta mandatami una polizza; ché, se ciò per voi si faceva, e inanzi al caso seguito