Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/280

Da Wikisource.

ornamento de la gentilezza e placido suggetto de l’amicizia. Oltre di ciò, io son certo che amate me con quella tenerezza che amai, amo e amaro sempre voi.

Di Vinezia, il 4 di novembre 1540.

DXLII

AL SIGNOR GIAN DA TURINO

Ne loda le qualitá militari, degne d’un discepolo di Giovanni dalle Bande nere; rievoca il tempo passato insieme sotto il grande condottiere; gli raccomanda Taddeo da Fano, che vuol prender servizio sotto le sue bandiere; e brama essere ricordato al capitano Sampiero còrso. Nel cominciar io a scrivervi questa, cavalier caro, la mia penna se n’è rallegrata come di cosa debita, peroché, nel continuo crescere de la vostra fama, le è parso strano il non vedere adoperarsi ne le lodi date dal mondo a le imprese mosse ed esseguite da quella insolita disciplina d’armi, che al vostro animo ardente insegnò colui del quale non pur tenete il nome, ma, quasi erede de le virtú che Tornavano, caminate col suo passo, vedete col suo sguardo, militate con la sua prudenzia, discorrete col suo giudizio e, combattendo col suo core, fate fede d’esser veramente lo spirito de le sue azzioni. Il che antividdi io, quando con tanta ansia di amorevolezza mi godeva di predicargli non la valentigia vostra piena di accorgimento (ché esso la vedeva, come or la vede ognuno), ma la bontá facile e la natura piana di voi, che, per avere sculto nel fronte lo eroico andare de la milizia, mostrate ne le ciglia il dispregio del pericolo e l’audace de la guerra, onde la vostra sembianza è illustre spavento de la Morte e del Tempo. Si che vivete lieto e, vivendoci, spettate il premio de le cose fatte e il grado di quelle che gloriosamente farete. Intratanto amate me, che, con felice augurio de la grandezza in cui vi ritrovate, vi ho amato nel modo che voi stesso potete testimoniare a voi