Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/285

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meritava che voi mi ametteste la scusa, quando l’avessi indugiata anco due dozine di mesi, peroché non comporrebbe il demonio, avenga che la sua diavolaria fosse perversata da si bestiai perdita. La qual mi ha trapassata si bene, che Ravenna, sentendomi ridere tre giorni doppo le nuove che io ne ebbi, esclamò: — Voi avete perduto tanti danari, e ridete? — Onde 10 chiarii, con fargli intendere che io rideva devendo piagnere, per non avere animo di cardinale. Or, per venire a le lunghezze di Tiziano, grato riconoscitore dei beni ricevuti da la cortese bontá del Vasto, dicovi che la forza del suo esser ritenuto a Mantova ha causato lo indugio che si è messo tra il desiderio vostro e il debito suo. Egli mi menò pur ieri a veder la tavola ne la quale séte visto parlare a lo essercito suso un pilastro; onde vi giuro per la somma dei vostri onori che, se ben le figure che si dipingono appaiono solamente ne le superficie, il pennello de l’uom mirabile va con si nuovo modo a trovare le parti che non si veggono ne la imagine che egli colorisce di voi, che ella, nel mostrarsi in tutte le membra tonda come il vivo, vi fa piú tosto essere Alfonso che parere 11 ferro. Ciò, con che si buon pittore vi arma, è talmente simile al ferro, che il vero istesso non sapria discernere il naturai dal finto, conciosiaché i riflessi di piastre tali balenano e folgorono, e, folgorando e balenando, feriscono in maniera gli occhi che le mirano, che ne divengon ciechi nonché abbagliati. Intanto si può quasi giurare che molti dei soldati infiniti, in atto di stupido silenzio, vestiti e armati di varie sorti d’abiti e d’armi, levino il fisso del guardo da la maestá, che vi siede nel fronte aureo, solo per contemplare Francesco Ferrante, unico splendore dei raggi de la vostra gloria. Chi mira come il Veccellio ha ritratto si gran figliuolo appresso a si aito padre, può giudicare non in che guisa stia uno angelo a canto a Dio (ché sarebbe temeraria cosa a dire), ma in che gesto si recava Febo a lato a Marte, quando la puritá dei nove anni fioriva in lui con quella grazia, con cui fiorisce si semplice etade nel vostro illustre primogenito. Il suo tenervi la celata sparta da le piume, che, nel mostrar di esser mosse dal vento, paiono ripiene di natia