Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/66

Da Wikisource.

trae il mio spirito de la vostra presenza. Perciò non me la vetate, venendovi occasione di concedermela; ché, tosto ch’io vi abbracci, chiarirovvi come le tanto da me celebrate persone mi odiano mercé di un furore amoroso, il cui fuoco, avendomi occupato la memoria, rapiti i sensi, mi fece cader di bocca: — Io piú non voglio che niuno mi capiti in casa, e non ne cavo i tali. — E ciò dissi nel vóto provocato da l’ira; perché, quando fosse altrimenti, chi non erra amando? Amore è una stoltizia comune, procreata da la vaghezza del pensiero, la quale si compiace ne le vanitadi; onde il desiderio, commosso da le lusinghe de la voluptá, ebro negli affetti de la lascivia, presa la possessione de l’intelletto, ci fa diventar foribondi. Lasciamo andare Giove tauro e Apollo pastore: Davit, parente di Dio, vinto da si grave passione, non commisse l’adulterio e l’omicidio? e i re de oggidí non hanno violato le leggi sacre, disfacendo per simil cagione i matrimoni santi?

Di Vinezia, il primo di luglio 1538.

CCCLXXVIII

A LA IMPERATRICE MAGNANIMA

Sia mediatrice perché Carlo quinto accetti la dedica dell’ Umanitá di Cristo. I miei sensi, le mie cure e i miei pensieri acquetavano i lor moti, le lor sollecitudini e i lor discorsi ne l’armonia, che esce da le voci le quali vantano il sacro nome di Cesare, quando i sonni, che piovono da la soavitá di tal concento, chiudendomi gli occhi, vòlser che il maggiore spirito, mosso da vaghezza divina, dormendo gli altri, vedesse ne lo spazio di quel cielo, che si aperse a la bellissima anima de la sorella beata d’isabella felice, la concordia, la cortesia, l’onestá, la prudenza, la fortezza, la perseveranza, la bontá e la gloria, giá compagne del suo peregrino animo. Esse virtú, ne la puritá del sereno, in gesto umile, cantavano le maniere, le leggiadrie e le