Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/80

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aver grado di principe: benché, a onta loro, séte tale ne la presenza, nei pensieri, ne la splendidezza, negli atti e ne la volontá. Per la qual cosa mi vi inchino con reverenzia.

Di Vinezia, il 16 di luglio 1538.

CCCXC

A FRATE ANDREA VOLTERANO

Complimenti, esibizioni e lodi dell’Ochino. Se da me si stima per troppo di obligazione l’amore che mi porta la bontá del padre Gian Iacopo da Trento, in che pregio il tengo io, ora che quella ci aggiugne il ben volere de la Riverenzia Vostra? Gli uomini, che procacciano amici agli altri uomini, son degni di godere il soave dei frutti de l’amicizia; e coloro, che gli acquistano malivolenze, meritano di provare l’aspro del coltello de la inimistá. Perciò io debbo tanto a lui, che fa che io conosca voi, quanto a voi, che bramate conoscer me; onde la lettra piena di affetti, che vi è uscita de l’animo, ho ricevuta, letta e riposta, come ricevo, leggo e ripongo le carte che mi mandano quei pochi principi buoni che ci sono. E, perché so che tosto ci vedremo in presenza, dirò solamente che in cotal mezzo disponiate di ciò io vi paia o di quel che io mi sia, come di qualunche piu per voi si può disporre. Veritá, fede, libertá e amorevolezza sono le virtú che mi diede Iddio, le quali essercito altrimenti che non ha saputo dire il reverendo fra Zanobi. Veramente io non l’odio, perché il cor mio non si consuma in si fatte passioni. Amo bene l’ottimo fra Bernardino, tromba e squilla del verbo di Dio; e dei saluti, che a lui deste in mio nome e a me date in suo, vi rendo cordialissime grazie. E mi pare essere piú che umano, quando si fatti uomini dimostrano d’aver caro la osservanza in cui gli tengo.

Di Vinezia, il 20 di luglio 1538.