Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/89

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proprie, corse ne le labbra cesaree e ne le regie, si basciarono con affetto si vivo e si vero, che la natura de l’altissime Maestá dei due, inebriata da la dolcezza de si nobile affetto, si fece sentire per tutte le viscere. E cosi non la timiditá, non l’audacia, ma la fortezza di cotanto imperadore e di si fatto re ha posto fine a lo infinito di quella lite, da la cui fronte pendeva la rovina del mondo e il dispregio de la fede. Si che consacrisi il giorno del suo termine, e con processioni e sacrifíci facciasene perpetua commemorazione.

Di Venezia, il 7 de agosto 1538.

CCCXCVII

AL MAGNIFICO MESSER PIETRO ROTA DEI ZUCCARI

Ringrazia per un dono di zucchero, e loda in genere la generositá dei mercanti. Il presente di zuccaro, che in pani, in polvere, in piastre e in liquore mi mandaste ieri, è tale che altrimente non potria essere, si perché viene da la vostra natura dolce, si perché nasce nel dolcissimo del vostro costume. Ma chi crederebbe che un mercatante fosse non meno liberale che giusto? La industria degli altrui traffichi non suole patire che gli avanzi de la avarizia si dispensino come gli dispensate voi ; onde la gente, che lo tiene miracolo, vi loda con maraviglia e riverisce con istupore. Ma cosi va per chi teme Iddio e ama gli uomini ; cosi va per chi sprezza il mondo e pregia il cielo ; cosi va per chi pensa piú a ciò che sará lo spirito che a quel che è la carne. Son pochi stati che sappino moderare la felicitá propria. È una certa inumanitá ne le ricchezze, che leva i possessori di quelle in tanta superbia, che non conoscono la mansuetudine de la misericordia né la miseria de la povertá, e, ingrati inverso il Datore di ciò, adorando se stessi, se medesimi ne ringraziano. Vie tanto diverse da le strade vostre, quanto variano da Torme