Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/103

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con i superiori di lui, per Dio calunniato a torto; ché, essendo a ragione, direi: — Punitelo con la misericordia, — peroché le sue indulgenzie, sparte sopra la conscienza dei suoi pari virtuosi, son piú aspre che le severitá de la giustizia. Or consolate la vecchiezza del venerabile mastro Lucalberto, tenero padre suo, peroché i meriti d’una si rara persona son degni di consolazione tale. E, caso che i miei prieghi possino in voi come ponno i vostri comandamenti in me, pregovi ad avergli rispetto. Né mi si «imputi a temeritá il ricercarvi di ciò, avenga ch’io ne son tenuto, da che quel poco di fama, che io ho, messe le prime penne nel nido che vi è dato in governo, non per altro che per esser voi governato dal timor di Dio, da l’amor del prossimo e da la facilitá de la natura. Di Vinezia, il 26 d’agosto 1541.

DCXXII

AL DUCA DI CASTRO

[Pier Luigi Farnese] Dolente dell’infermitá che Io ha travagliato, gli consiglia come cura preventiva di qualsiasi malattia la maggiore liberalitá. Promette di dedicargli qualche scritto. Poiché il confessar l’errore e il rallegrarsi de la riprensione è natura dei buoni, io, o signore, che abborrisco il costume dei rei, non pur non nego il fallo ch’io commetto circa il non visitarvi sempre con le mie lettre continue, ma ho sommo piacere che altri rinfacci in modo cotal vizio a la mia ingratitudine, che ella ve ne diventi prodiga. Benché coloro, che sanno ch’io v’ho osservato con piu larga dimostrazion d’affetto ne l’onestá di quella prima sorte che ne l’alterezza di questa seconda fortuna, me ne attribuiscono laude di vera modestia; avenga che, in far ciò, ho mostrato di avere ne l’animo voi e non le grandezze vostre. E, se nulla mancava in testimonio de P. Aretino, Intiere -11-.