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DCXXIII

AL VICARIO DI SAN D. Raccomanda un fra Iacopo da Ferrara, che aspira al dottorato. lo, o padre tanto nobile quanto reverendo, so che, ne lo scrivere a voi, ch’io non conosco, vi parrá piú tosto atto di mia fidanza che moto di mia presunzione, conciosiaché ben sapete che ogni uomo suol ricorrere a Dio, ancorché niuno il comprenda. Veramente che io, confortato da un certo odore, die fa sentire di se stessa la vostra bontá medesima, sicuro d’ottener grazia da lei, vengo con pronto animo a supplicarla in modo che Fdla si contenti di consolare la modestia di fra Iacopo ferrarese, del convento de San Giovanni e Paolo, con la licenzia del potere ornarsi de la insegna del dottorato. Peroché. avendo egli ormai corso con passo religioso tutto il campo degli studi sacri, è degno di riposarsi nel grembo di cotanta degnitade. Si che adempite il voto de la mia supplicazione e remunerate il sudore de le sue fatiche con la cortesia di quel «si», che egli aspetta e ch’io desidero non meno per gradir lui che per obligar me a lasciar memoria de l’onestissimo piacere, ch’io cerco ritrare da la discreti benignitá che porta seco la gentilezza del sangue vostro. Ma, perché questa vi si manda a posta, Quella si degni indrizzare á me proprio il dono, che dee quetare la richiesta mia e la dottrina sua. Intanto i cori di noi due vi basciono le mani con ogni riverenza. Di Vinezia, il 29 d’agosto 1541.