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DCXXVI

A MESSER GIOVAN DA UDENE

Se sapesse quanto si arrabbiò nel sapere che l’amico non lo aveva trovato in casa! Gli mandi un foglio di disegni da fare incidere in vetro a Murano. lo, o fratei ottimo, ho preso piú colera de lo esser venuto a vedermi voi solo e non mi aver trovato in casa, che non era per pigliare piacere, se quanti signori ci venner mai, tutti insieme si fusser posti ad aspettarmici mezzo un giorno. Peroché piú stimo il commemorar con voi il principio de la nostra amicizia che qualunche cosa si dimostri ne le loro, diciamo, apparenze di grandezze. Certamente la consolazione, che sentono i nostri animi quando entriamo a ragionare de le qualitá divine di Rafaello d’Urbino, di cui séte creato, e de le magnificenzie reali d’Agostin Chisi, del qual sono allievo, è quasi simile a quella che essi provavono mentre vedemmo come l’uno sapeva usar le virtú e l’altro le ricchezze. Ma, per amarci nel modo che ci amiamo, difficilmente si potria giudicare qual di noi due abbi avuto piú dispetto, o voi del non trovar me, o io del non veder voi. Coinè si vada, lo scritto da dipintore, che con una punta di gesso lasciaste scritto nel di dentro de la mia porta, mi è suto invece de la visita; onde ve ne referisco grazie non meno cordiali che infinite. Ma, se bene desidero piú tosto servirvi che affatigarvi, non posso fare che la sicurtá, ch’io tengo ne la vostra gentilezza, non vi chiegga con la solita fidanza un pien foglio di quei disegni da mettere in vetro, che mi faceste alora che Domenico Ballarmi, idolo di cotale arte, tutto stupido vi si donò per sempre, peroché intese e vidde, ne la maniera di si bella e di si varia foggia di vasi, ciò che non aveva piú veduto né inteso. Conciosiaché voi possedete gli spiriti de la facilitade antica con si destro stile, che altri impara si fatti andari senza altrimenti operare. E però