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un tanto maestro in Murano è nel mio core circa il pregarvi che mi fate un si gran dono. E, perché la prestezza radoppia il pregio del presente e l’obligo di chi lo riceve, piacciavi che la grazia sia pronta, come saranno i servigi che vi degnarete impormi, avenga che io possa farvigli.

Di Vinezia, il 5 di settembre 1541.

DCXXVII

AL MARCHESE DEL VASTO

Si è ormai accinto a lavorare seriamente intorno alla Vita di san Tommaso di Aquino. Ecco, signore, che il vostro comandamento e non la mia presunzione mi ha pur messo in mano la penna, solo perch’io, ignorante, scriva la vita di quel santo, che fu tale in dottrina, che le sue scritture furono confermate per buone dal miracoloso parlare del Crocifisso. Certo, io la vado componendo, ma con l’angustia che straneggia colui che, ne la necessitá del non poter far altro, tenta in virtú de le istesse forze varcar, notando, il pelago de Tacque che lo spaventano. Se non che il preporre la volontá d’altri a la determinazione de la sua è proprio degli animi generosi, non so se io vi ubbidissi ne la impresa impostami. Questo dico, da che il biasimo, ch’io posso ritrarne, è piú risoluto che non è dubbio la lode, ch’io non ne spero; benché la somma di qualunche errore la mia insufficienza è per commettere in si fatta opra andrá a cptilo del vostro voler ch’io favelli del subietto che dovrei tacere. Come si sia, io mi reputo a gran felicitá che voi, principe non men dotto che valoroso. teniate oppenione che io basti a sodisfarvi in ciò. Onde son tenuto ad ingegnarmi che le fatiche del mio inchiostro conrispondano a la nobiltá de la vostra credenza. Di Vinezia, il 6 d’ottobre 1541.