Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/116

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per eterno debitor di cotal somma. E, quando sia che si manche a simil richiesta, sarò isforzato a tenere le continue proferte, che mi fate, ciance d’ambizione vana e non affetti di nobiltá generosa.

Di Vinezia, il io di ottobre 1541.

DCXXXII

AL COLONNELLO SAN FIERO

Il capitano Giovanni da Torino non ha risposto a due sue lettere. Che sia montato in boria? Ricorda Giovanni dalle Bande nere. Per non aver io mai ricevuto risposta di due mandate al signor Gian da Turino, la prima per Taddeo da Fano e l’ultima per un cavalieri di Rodi, dubito, caso che elleno gli siano capitate in mano, che i favori de le prosperitá, con cui lo inalzano le eccellenze dei suoi meriti, non l’abbino trasformato ne l’alterezza di colui che, nel vedersi di di in di andare inanzi col grado, non degna piú l’amico che d’ora in ora gli resta dirietro con la bassezza. Benché, in qualunche sorte che egli mi tenga, io sono veramente suo con quello affetto che mi sento essere ancora vostro; peroché, traendo ed egli e voi la milizia e la fama da la fama e da la milizia del gran Giovanni, vi dimostrate in modo tra l’armi e col mondo, che siete tenuti e dal mondo e da l’armi due dei maggior torchi che mai accendesse il lume del suo inusitato valore. Talché io, che pasco l’animo solo de la memoria eli lui, ne l’udire gli accrescimenti de la riputazione di voi chiari, ne ho quel contento che io soleva provare mentre vedevo ascendere al cielo i gesti di quello eroe, del qual fuste creature. Intanto orno di eximie laude il cristianissimo re Francesco, da che la sua bontade innata guarda le vostre virtuti strenue con occhio di liberalitá e di grazia.

Di Vinezia, il 12 di ottobre 1541.