Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/13

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miche auree, scaglie dorate e arene d’oro, che agguagliassero di pregio, di vaghezza e di splendore lo infinito numero de le illustri osservazioni uscite da le magne fatiche sue. Talché si può dire che si fatta persona abbia ridotto negli ordini loro tutte le stelle sparte a caso nel cielo de la petrarchesca poesia, solo perché esse infondino nei dotti pensieri dei seguaci di lei íl beneficio del premio, la claritá de la lode e la riputazion de l’onore. E perciò datele a le vostre stampe, ché certo non ci potria entrar composizione di piú raro grado né di piú singular merito. Intanto egli, che, per esser la grazia degli studi de raritmetica e la gloria de l’arte de lo scrivere, ha nobile intertenimento da l’ordine grave di questo sempiterno senato, fornirá d’involare tanto tempo a l’ore del sonno, che dedicará nel teatro del giudizio comune la immensa machina, che tuttavia fabrica il suo maraviglioso intelletto, mostrando in un corpo istesso ciascuna voce del Dante, del Petrarca e del Boccaccio. Cosa di piú cura ad altri che a lui non saria quella di chi cercasse di mettere insieme quante onde feriscano i raggi del sole e de la luna ne lo spazio d’un giorno tranquillo e ne lo intervallo d’una notte serena.

Di Vinezia, il 27 di novembre 1540.

DL

AL PRISCIANESE

Promette di inviare un’opera (forse la Vita di santa Caterina), narra della fortuna dei libri del Priscianese e gli presenta e raccomanda un frate. È poi lietissimo del buon ricordo che il Cardinal Ridolfi e i suoi fratelli serbano di lui. Se voi, messer Francesco, non sapeste che le bugie, che dicono le stampe, simigliano a quelle che escono a le promesse dei signori, mi vi scusarci circa il non mandarvi ora l’opera che tosto vi mandarò, ma piú lacerata da la ignoranzia de la