Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/135

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spirito e di si magnanimo gran maestro la fornisco, pregando però la dolcezza di Qjella che non si sdegni di leggere né ch’io le abbi fatto il seguente sonetto.

Di casa, il 3 di febraio 1542. Mentre voi, Tizian, voi, Sansovino, in tele e in marmi affaticate l’arte, acciò risplenda in riguardata parte l’essempio d’ogni spirto pellegrino, io, col zelo del cor, con cui l’inchino, pingo e scolpisco uniilemente in carte le grazie, che in Lucrezia ha infuse e sparte natia magnificenzia e don divino. Benché il mio stil non può forma e colore al buon di dentro dar, qual puote il vostro colorire e formare il bel di fòre. . Ché, s’ei potesse nel suo proprio inchiostro ritrar di lei e l’animo e ’l valore, le saria tempio il secol d’altri e ’l nostro.

DCLI

A MESSER FRANCESCO DEL SARACINO

Gli professa la sua eterna gratitudine. Io rispondo a la vostra lunga lettra con diceria corta. Conciosiaché mi pare abastanza il ricordarmi d’esservi obligato, confessando che il lasciarmi tórre de la mente la memoria dei benefizi ricevuti mi saria di eterna vergogna.

Di Vinezia, il 5 di febraio 1542.