Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/140

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vi sono servo in modo che, ancora che ristituiste me a me stesso, mi vi renderei, come quello che vivo piú volentieri vostro che mio.

Di Vinezia, il 9 di marzo 1542.

DCLVIII

AI- CAPITAN MARCELLO Gode delle accoglienze che Lamico ha avute in Francia alla corte del re Francesco. Non potevano le strenue qualitá d’un soldato generoso e d’un gentiluom magnifico, come voi, aspettare da uno eroe immortale e da un re magnanimo, simile al cristianissimo, se non grate dimostrazioni e certe speranze. Ecco: le lettre scrittevi da Sua Maestá non pur fan lede di che maniera gli sien note l’opere che per lui han fatto nel passato le armi di voi, ma in qual modo pensa che abbino a fare ne lo avenire. Si che potete andarne altèro, nonché contentarvene, conciosiaché è di somma felicitá la virtú di coloro che si veggono riserbare ne la mente dei gran principi; onde la virtú, che ciò causa, radoppia talmente l’animo, che a pena lascia capire il core nel petto. E ciò si vede in voi, che ardete tutto nel desiderio di servirlo e di sodisfarlo con la medesima sollecitudine, con la istessa fede e con la propria prudenzia, che la esperta Vostra Signoria ha sempre dimostro nei carichi datele da questo serenissimo Stato.

Di Vinezia, il io di marzo 1542.