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DCLXXII

A MESSER PIERO MONTESDOCA

Ne loda la proprietá dello stile, invia alcune commedie (la Talanta e V jpocrito), saluta caramente Bernardino Beccarmi e ossequia il Cardinal di Carpi. Nel ricevere de le ultime da voi mandatemi, ho fornito di comprendere che, se io fusse invidioso di natura overo avesse causa d’invidiare l’altrui ingegno, invidiarci il vostro ne la famigliare puritá de lo scrivere. Certo ch’io non saprei dirvi quando mi venissero lettre si candide e si piane. Onde lascio di rispondervi con parole accurate, peroché niuno è atto a sodisfarvi scrivendo, se giá voi stesso non iscriveste a voi medesimo. Ora io vi osservo, circa la richiesta de le comedie, quel tanto che ve ne promessi, e quali io ho sapute farle ve le indrizzo. E la ricompensa loro sia il basciar da mia parte il buon messer Bernardino Boccarini, secretario del reverendissimo e illustrissimo monsignor vostro, le cui virtú non onorano meno Arezzo che si ornino cotesta corte, e [dirgli] che ne lo amarlo con lo affetto che amo me proprio, niel sento tutto ne l’animo. Quella intrinseca intenzione, che il leale de la sua servitú tiene inverso il magnanimo Cardinal di Carpi, tengo io, che, mentre mi offerisco a qualunche dei suoi si sia, mi dolgo che, se ben son di terra, come gli altri uomini, non posso, mercé de la mia s’eril fortuna, ancora che in me aviate sparto il benefizio, rendetene la gratitudine, che, doppo il seminarlo, si ritrae d’ogni minimo terreno.

Di Vinezia, il 27 di marzo 1542.