Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/180

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di voi il fuoco di quella caritá, che soleva giá spingervi a salutarmi per via de le sue care e dolci lettere; conciosiaché lo affetto, col quale vi ama la mia anima, merita tanto.

Di Vinezia, il 17 di maggio 1542.

DCCIV

A MESSER GIROLAMO POLCASTRO

Eccellenti i frutti ricevuti in dono. Li contraccambierá con frutti dell’ingegno. Ebbi i frutti mandati da la magnifica cortesia vostra, i quali per esser belli, buoni e assai, ne feci partecipi di molte, di galanti e di gentili persone. E, in quanto ai goduti da me e dai miei, dicovi che mi son paniti gloriosi nonché perfetti. Ma, per non aver qui possessioni da contracambiarvegli, mi obligo a rendervene altretanti dei còlti ne l’orto piccolo del mio poco ingegno, caso che mai ci si maturino. Intanto ricordatevi ch’io tengo la medesima volontá in servirvi che voi tenete in compiacermi. Or non vi incresca, tosto che vi incontrate nel singulare Sperone, di ricomandarmigli.

Di Vinezia, il 17 di maggio 1542.

DCCV

AL SIGNOR FERRANTE MONTESE

Ringrazia il Montese, spagnuolo, d’aver difese quelle opere, di cui gli italiani dicon, per invidia, tanto male. Il prendere impresa di voler tórre il mio nome di bocca ai cani, tuttavia che la loro malizia ci dá sii di morso, è bontá proprio degna del vostro cortese animo e grazia posta nel core de la sua modesta vertú. Benché i taliani, che mi lacerano, dovrebbono vergognarsi secondo il merito, poiché uno spagnuolo,