Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/184

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si santo e di si glorioso principe, ho cominciato a fargli il varco con la intitolazione del secondo volume de le mie Lettre , che, quando ben non ne ritraessi altro che il suo accettarle, preporrò simil grazia a qualunche premio si sia. Intanto so che non mancarete di far per me ogni fraterno uffizio; e per me, dico, e per onta di coloro che coi nuvoli de la maledicenzia ofuscono il sole de le serenissime virtú di Enrico d’Inghilterra.

Di Vinezia, il 22 di maggio 1542.

DCCIX

A \IESSER CESARE VALDAMBRINO Lodi. Raccomanda al Cardinal Salviati frate Sisto, di cui nella lett. DCCII. Nel pensare, o figliuolo, al vostro esservi trasferito da Ferrara a Roma, ne piglio tanto dispiacere per avervi a riveder si tardi, quanto ho preso consolazione nel comparirmi cosi spesso inanzi. Certo, se vi credete ch’io vi ami, potete anco credere la tristezza in cui son caduto per cotal vostra lontananza. E solo il qualche volta scrivermi è per acquetarmi in ciò. La qual cosa so che farete, per non mancare a quella creanza nobile e a quella bontá graziosa che vi adorna di onore e di laude. Non è simulazione in voi e da voi non usci mai inganno. Tutto fede e tutto amore è il mio Cesare. Testimonio il numero dei ventitré anni, che la sua deligente sollecitudine ha tenuto cura de la sacra persona del Cardinal Salviati. A la reverendissima e illustrissima Signoria del quale sarete contento di raccomandare, come devele voi e non come usono gli altri, il venerabile maestro Sisto, aportator di questa, che vi scrivo di man propria, acciò piú caldamente facciate l’uffizio che vi impone la certa sicurtá che io debbo e posso tenere in voi, irnperoché ella è simile a quella che potete e devete avere in me, che desidero l’opera vostra in prò del predetto patire con tutto il core. Conciosiaché, oltra l’essere Sua Riverenzia di gran dottrina, di