Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/197

Da Wikisource.

ò sepoltura dei secreti che vi si comunicano, e perché sete di ottima stabilitá di fede, è da creder che al suo tempo le vertú vostre si prevaglino dei dovuti premi. Intanto state sano.

Di Vinezia, il 25 di giugno 1542.

DCCXXIII

AL MOLZA

Gode die il Molza sia per recarsi a Modena, giacché, cosi, sará piú facile vederlo a Venezia. La Eccellenzia di messer Michelagnolo Biondo mi ha referito con quanto caldo affetto gli imponeste, o signor mio. che in vostro nome mi salutasse. Onde me ne son rallegrato come di cosa di mia felicitá, ché tale reputo la ricordanza che voi, che date degnitade al mondo, tenete di me, che altro non ho mai saputo fare che affermare come, tra tutti quegli che hanno la vita composta di corpo e di spirito, solo al nome di Vostra Signoria è concesso di vivere ne la memoria di tutti i secoli con supremo riguardo de la eternitá. Ora io mi sto molto consolato, da che intendo pur dal predetto fisico che deliberate ripatriare in Modena; onde posso con certezza sperare di rivedervi qui, dove vi ho piú volte veduto, perché è impossibile, avicinandovi agli amici e ai servitori che avete in questa cittá superna, che non vi venga volontá di trasferirvici in grado loro per qualche giorno. E, quando sia che non vi mova il rispetto di cotanti peregrini intelletti, che si consumano nel desiderio di ciò, muovavi il collegio de le dèe che ci sono, e venite a godervi de la lor vista fatale, se volete che la vostra etade rimetta i falli. Io, per me. quanto piú imbianco la barba, tanto piú rinverdisco i pensieri ; onde mi sento di quella prosperitá, di quella forza e di quella voglia che ero venticinque anni sono. E, se non che la poca rendita e la assai spesa mi imbriglia tuttavia la bocca dei piaceri, sarei sempre giovane e non mai vechio.

Di Vinezia, il 26 di giugno 1542.