Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/206

Da Wikisource.

DCCXXXII

A MESSER TIZIANO

Quale capolavoro il ritratto della figlia di Roberto Strozzi! Io ho visto, compare, da voi ritratta la bambina del signor Ruberto Strozzi, grave e ottimo gentiluomo. E, perché cercate il mio giudizio, dicovi che, se io fusse dipintore, mi disperarci; benché bisognaria che il mio vedere participasse del conoscimento divino, volendo comprendere la cagione per cui dovessi disperarmi. Certo che il pcnnel vostro ha riserbati i suoi miracoli ne la maturitá de la vecchiezza. Onde io, che non son cieco in cotal virtú, affermo col giuramento de la conscienza che non è possibile a credere, nonché facile a fare una cotanta cosa; onde merita di essere antiposta a quante pitture mai furono e a quante mai saranno. Talché la natura è per giurare che tale effigie non è finta, se l’arte vói dire che ella non sia viva. Lodarei il cagnuolo accarezzato da lei, se lo exclamar la prontezza che lo move bastasse. E la conchiudo ne lo stupore che, circa ciò, mi toglie le parole di bocca.

Di Vinezia, il 6 di luglio 1542.

DCCXXXIII

AL SIGNOR RANIERI DAL MONTE

Loda la modestia e la prudenza di cui dá quotidianamente prove alla corte di Guidobaldo della Rovere duca di Urbino. O voi, che, nel signoreggiare la niente del signor vostro, rimanete sempre ne la continenzia de l’umiltá servile, Dio vi salvi! Salvivi Dio, giovane massimo; salvivi, dico, poiché sapete in modo convertire a voi gli animi d’ognuno, che par che la mente di ciascuno pensi con la vostra fantasia e fantastichi