Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/234

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in cui sempre aveste e me e ogni mia cosa. Ma ve lo ramento per una certa sodisfazzicne de la speranza che io ho negli uffici, che, usati da voi, si possono stimare benefizi. E, perché tutto quel, ch’io vi esposi ivi, fur parole stampate dal conio del core mio, per cotali le referirete. Intanto andrò pensando a lo in che modo debbo rendervi il cambio, non vo’ dir de le lodi, dei piaceri e dei padroni che mi acquistate, che mi fate, che mi date, ma de l’amore fraternamente dimostratomi nei detti, nei fatti e ne la volontá; talch’io mi sento tanto insufficiente a farlo quanto bramoso di volerlo fare. Onde, se non fusse che l’umanitá vostra è solita di sodisfare a ciò che le devrebbechi è servito da lei con i premi de la istessa benignitade, accusarci di villania e di ingratiluJine lo essere di me medesimo. Or, perch’io intendo che il signor Ercole Fregoso allogia ne la casa di voi, prego la cortese bontade vostra che si degni basciarli la mano in mio nome, peroché egli è uno dei graziosi e onorati gentiluomini che si ornassi mai del titolo de la nobiltá signorile.

Di Vinezia, il 30 di luglio 1542.

DCCLX

A MESSER LODOVICO BECCI

Quanto desidera di riabbracciarlo I

Quando sará, uomo egregio e ottimo, che possiamo goderci parecchi giorni insieme? Certo che io lo desidero con tutto i! cor de l’amicizia; avenga che, mentre miro la vostra faccia nobile, non pur veggo in che modo è fatta la facile semplicitá de la bontade, ma ci comprendo anco la imagine di quella bona volontá, con cui vi movete inverso i commodi altrui. Onde vi fate amare con lo intrinsico de la cordialitá che vi amo io. che uomo; mi ammiro anzi stupisco come questi qual sia tempi possibile abbino che un in settimo cotal nostra e onesto etade