Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/235

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si trovi una persona si compita, che osservi la santitá dei costumi e la temperanza de le voglie. Vivete adunque, da che ne sete degno, e, vivendo, continuate in giovare al prossimo secondo l’uso del naturale istinto; imperoché chi cosi fa, è caro agli uomini e accetto a Dio. Ed, essendo tale, che altro piú vòle e che cosa piú gli manca? Di Vinezia, il primo d’agosto 1542.

DCCLXI

A MONSIGNOR POLINO

Si consoli della morte del nipote, provvedendo con raddoppiata attivitá agli interessi della Francia e del re Francesco. Avertite, signore, circa la perdita del nipote di voi, e il non vi dolere del suo fine sia il vostro dolervene, imperoché un cotal caso porta seco lo augurio de lo intento, che in virtú de la vostra prestanzia dee conseguir la Francia; conciosiaché lo influsso, che si oppone a si gran maneggio, ve l’ha fatto tór da la morte per confondervi quello animo, che, pieno di consiglio e di ardire, negozia le importanze de la Sua aurea Maestade. Si che vaglia, in conformar voi stesso in voi medesimo, il senno di voi proprio ; e, seguendo le imprese cominciate, non indebilite le forze de la mente con simili cordogli. Avenga che lo interesso del morire è si proprio nostro, che ci doveremmo piú tosto stupire di quel tanto che pur noi viviamo, che lamentarci de lo in che modo noi pur moriamo. Di Vinezia, il 2 d’agosto 1542.