Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/249

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candido che vi move a la caritá del prossimo e a la predicazion di Giesú! Onde vi corre la gente a udire con istupore insolito; imperoché pochi son quegli dottori eccellenti, che a questi tempi iniqui espongono il verbo divino con la cristianitá che lo esponete voi, che tenete, ne la lingua, ne le scritture e ne lo spirito, di quella puritá sincera che si vede ne le cose di san Bernardo. Per la qual cosa chi vi ode in pergamo vi sente ne l’anima, senza punto di alterazion confusa, talché se ne ritorna a casa risoluto e non dubbioso. Onde la Chiesa e catolica e apostolica è tenuta a riguardarvi con gli occhi de le sue perminenzie sacre, conciosiaché le meritate per dottrina d’ingegno, per osservanza di religione, per bontá di vita, per modestia di animo e per grazia di costumi. E del parer, che mi trovo io, è anco la moltitudine corsa ad ascoltarvi a San Giovanni e Paolo, le due volte che ci avete predicato con incredibile applauso. Ora, clic io mi tengo tanto vostro quanto voi vi tenete mio, mi raccomando al fervido intento de le orazioni che di continuo porgete a Dio. E, avenga che per me si possa cosa che di voi sia degna, eccomi pronto a compiacercene. Di Vinezia, il 15 d’agosto 1542.

DCCLXXVII

AL CONTE DEI FABBRI DA VICENZA

Fra i tanti che hanno mangiato il pane dell’Aretino, il solo Fabris gli si è mostrato riconoscente e affettuoso, si da fargli asserire che un servo devoto sia preferibile perfino a un figliuolo. Io ebbi il presente mandatomi da te ; de la qual cosa dovrei fare un libro e intitolartelo, nonché scriverti due parole e indrizzartele. Imperoché solo tu, di quanti hanno mangiato il mio pane, tu solo mi sei stato leale e amorevole. E, perché solo tu, stando meco, non mi hai rubato né tradito, sono isforzato a sperar sempre che tra la moltitudine di chi serve ce