Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/25

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ne sono tenuto ingrato; clié, quando fussi altrimenti, parlarci in altro modo che non parlo, essendo pur cosi. Ma volesselo Iddio che tutti i piaceri usciti di mano al favor de la prestanzia di voi fussero ricordati ne la maniera che si ricorderanno quegli che avete fatti a me; che, udendomi ognora dire da le parole de la vostra mano che séte mio piú che altra persona, presi animo, rassicurato da cotanta auttoritá e spinto, oltra il danno de la truffa di si gran numero di scudi, da la penuria del pane, che dava da pensare a la fame dei principi nonché a la mia, di richiedervi insieme con don Diego Urtado di Mendozza de la pensione di nove mesi inanzi. La vanitá de la qual richiesta non mi raffredò il zelo de l’affezzione ch’io vi tengo (che non è possibile), ma mi constrinse bene a non tentar mai piú grazie in voi, mettendo il voto non essaudito a conto de la mia sorte mala e non de la vostra natura buona. Ma, per ramentarmi come qui, in San Giorgio, mi diceste che né il marchese né altri non aveva che fare in ciò che mi dava lo itnperadore, non vi replicarò altro circa quello che mi si debbe. Dirò bene che vi sono riverente ne la servitú piú che mai. E, per segno di cotal fermezza, vi mando la Santa Caterina , da me composta per comandamento di Sua Eccellenza.

Di Vinezia, il io di decembre 1540.

DLIX

A LA DUCHESSA DI MANTOVA

La conforta della immatura morte del marito Federigo Gonzaga, e del fratello, Bonifazio l’aleologo, e le invia la Vita di santa Caterina. O che il vostro core, signora, ha pagato il dritto a le ca gioni dei suoi ramarichi o no, s’egli se ne trova fuora, lo laudo, e, caso che ci si vegga ancor dentro, lo biasimo; perché l’uno è tanto di sua virtú, quanto l’altro non è di sua gravitá. Benché, o sia acquettato ne la fortezza di quello o non sia riposato ne