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DCCLXXXIII

A MESSER FRANCESCO SALVIAT 1 L’abilitá pittorica del Salviati fu bene conosciuta dal re Francesco, il quale, ammirando il ritratto dell’Aretino dipinto da lui, mostrò desiderio di avere l’autore alla sua corte. E tutto il bene che merita dicono anche del Salviati Tiziano e il Vasari. Son molte le cagioni che mi movono a ricordarmi di voi, spirito veramente pellegrino ed eletto. Ecco che mi constringe a ciò il ben che a me volete, le cortesie usatemi, la gentilezza propria, la bontá che vi move, la conversazion dolce, la modestia, la umanitá e l’altre virtú che vi adornano con uno splendor tale, che la pittura, nel cui studio séte ammirabile, par quasi la minore. Io parlo cosi per non sapere in piú bel modo lodarvi, avenga che noi siamo posti in cielo da la lode a punto quando, lasciato da parte la cosa per la quale meritiam di essere principalmente lodati, altri ci essalia con lodarci ne le azzioni piú minime. Ma dove, circa il commendare il divino ingegno che avete, manco io, ci supplí il re di Francia. Nel vedere il ritratto mio di mano vostra, Sua Maestá se ne maravigliò come di essempio vivo e non come di opra dipinta; e, fattolo porre tra le sue gioie piú care, disse: — lo voglio lo autor di si bella cosa ai miei piaceri ; — che altro saria che essere a quegli di costi. Non è degno di servirvi colui che vi comanda, e dei giovani simili a voi non nascono ogni di. E ciò dice Tiziano con molta fervenzia d’amore e con gran prontezza di sinceritá. E anco Giorgio noi tace, anzi vi celebra con veemenza di aflezzione. Intanto ed essi e io vi salutiamo e desideriamo insieme. Ma, perché il compare intende tuttavia che la bontá vostra non si sazia di dare a le sue opere le preminenze che vi par che meritano, ve ne ringrazia con isviscerata carnalitá.

Di Viuezia, il 20 di agosto 1542.