Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/257

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è stato un gran fare l’aver voi scritto, col testimonio de l’antiche autoritá, in contrario di quanti ne hanno oggidí parlato. Onde la natura umana, nonché la generazion degli uomini, ve ne è talmente obligata, che devrebbe sempre guardare a la vostra propria salute, poiché da quella dependono le sanitá, dirò, de la maggior parte de le genti, da che si fatta peste ha tanta giuridizion con ciascuno. Oltra di ciò, meritate che le signore e le madonne vi tributino e vi inchinino, conciosiaché le persone, che andavano ritenute con i loro congiungimenti, ci si intrinsicaranno senza niun rispetto, avenga che il male, che ha il suo rimedio, non si apprezza come quel che non trova medicina. Ma. se il piacere, che si trae da l’atto venereo, non ha per lo adietro curato le crudeltá con cui son percossi coloro che si dilettono di tal cosa, che fará egli adesso che voi gli avete posto inanzi il riparo? Benché Vostra Eccellenza infonde stupore nel mondo con la composizione di infiniti altri celebrati volumi. Di Vinezia, il 22 d’agosto 1542.

DCCLXXXVII

AL SIGNOR DON GIOVANNI DI MF.NDOZZA Lodi. Se le gioie respirassero come rispiriamo noi, e. avendo la forma de l’umanitá, che ci fa tali, si dimostrassero ne la conversazione che ci dimestica insieme, certo che una de le piú lodate e de le piú desiderate gemme, che si vedesse, sareste voi. Imperoché la delicatezza de lo esser vostro è bella e preziosa come perla splendida c quasi pietra incomparabile. Rendono odore di soavitá li costumi di voi. La modestia, che in sé vi contiene, è riguardata con somma lode del vostro saperla usare in ogni effettuale azzione. Voi séte di mente sobria, d’animo casto e di volontade ottima ; né fate o dite cosa ei e non testifichi ciò che sia il nascerci de la nobiltá. Ché ci nacque