Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/261

Da Wikisource.

ma la presunzione del credere d’esser ottimi in molti; onde è si onesto di odiarne parte, che anco a quegli devria piacere di sentirsi odiare. Non è dubbio che chi considera quanta riverenzia e quanta santitá sia ne l’ordine loro e quanta eccellenza e degnitá nel grado, non pure istimaria vituperoso lo abondar eglino nei peccati, ma intitolarallo crudele e maladetto. Certo che la prudenzia e la couscienzia altrui, nel vedere ogni loro uffizio quasi remoto da la caritá cristiana, sta per dire che essi usino l’astuzia in iscambio de la religione. Talché il mondo chiama costume gentile e mansueto quello con cui si confonde Pallerezza de la loro insolenzia, tollerala da Cristo, perché le genti, che gli ubbidiscono, richicgono pena cosi fatta. Di Vinezia, il 26 d’agosto 1542.

DCCXCII

AL PATRIARCA D’AQUILEA Ne loda la splendidezza regale e lo spirito religioso. De Tesser vero che ogni cosa stimata grande, al paragone d’una maggiore, si riman piccola, ne fece fede la festa con la cui pompa, augurando sanitá a la vita del pubblico, celebraste il principio del mese ardente per il fuoco de la canicula. Imperoché la smisurata solennitá di cotal magnificenzia fu un nonnulla rispetto a lo immenso animo vostro, la nobile volontá del quale si mostrò tanto eminente, che quasi toccava il cielo. Onde Pabondanza de le vivande, la copia dei vini, la divizia de le confezzioni, la ricchezza degli argenti, lo splendore degli apparati, la gioconditá dei balli, il corso de le barche, la quantitá dei doni, la novitá dei giochi, il variar de le musiche, la rifraganzia degli odori, l’armonia dei canti e i tuoni de Partigliarle, se bene empierono con la loro eccellenzia, insieme col nipote del pontefice, gli oratori dei principi, la nobiltá veneta e tutto il popolo di maraviglia, non aguaghár punto la grandezza del