Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/269

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gli occhi nel sole, peroché dal contemplarlo si ritrae quasi la omnipotente deitá di chi l’ha fatto. In cotal mentre i suoi raggi lo scorgono, lo rallegrano e lo consolano ne la guisa che il lume, che folgora d’intorno al diadema de le Vostre proprie Eccellcnzie, consolará, rallegrará c scorgerá me, che non celebro la serenissima Altezza Vostra come vorrebbono celebrarla tutte le penne di questa etade, per non si trovare vocaboli che sappino esprimerla. È poco a dirvi bella, onesta, illustre, nobile, prudente, gentile, benigna e magnanima, avenga che di si positivi ornamenti de grazie risplende ogni semplice condizione di donna. Talché essi pregi han quasi vergogna d’intervenire ne le maniere, nei modi, nei gesti, negli atti, negli andari, negli ordini e negli affetti, che vi mostrano piú che chiara, piú che eccelsa, piú che pelegrina. piú che degna, piú che costante, piú che egregia e piú che circunspetta. Intanto il cielo e la natura, vostra bontá, contrastano insieme con la gara d’una insolita invidia. Conciosiaché l’uno giura che i doni de le virtú, che vi ingemmano, sono liberalitá de le sue certe influenzie, e l’altra gli conferma per cortesie de le sue larghe magnificenzie. E, perché quello non si può negare né questo riprendere, il mondo non sa a quale chiamarsi debitor dei due. Benché cotal suo dubbio è vinto dal dispiacere de lo aspettare che di voi, giovane felice, nasca quella prole beata che vi indugia e che ve ritarda e la natura e il cielo. Ve la ritarda il cielo, perché la natura non attribuisca le divinitá di lui ai parti di lei; e ve la indugia la natura, accioché il cielo non consegni i miracoli di lei a le doti di lui. Ma tosto verrá che egli ed ella disporranno se medesimi a la conclusione di un solo volere; talché Roma, che gode piú de la vostra presenza che l’universo non istupi del suo nome, si riempirá di quegli Augusti, che del seme d’Ottavio le dee produrre la figliuola di Cesare. Di Vinezia, [1542.J Postscritta. Perché il chiedere de le grazie testimonia la grandezza di coloro a cui si chieggono, supplico Vostra Eccellenza