Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/284

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a i piscia quindi, & a i caca quinci la cui buona memoria solleticano le Muse co i ramuscelli d’alloro isnellamente, & inchineuolmente, per se il distongo paceo per non dormire, e mi poetando non uorria fallire, dice il sotio, e nel dirlo; mi da uita poi, che in si fatto intigolo non ci e il pepe de di souente, ne di uopo, ecc. (1). Logogrifo abbiam detto, specialmente per quei versi latini, che abbiam creduto dover leggere, perché fossero salvi in qualche modo senso, grammatica e metrica : «huc et /tue, et usque et usque | 7 Ytilans vasti pelagi tentiginem submersis digitisi e per quei due endecasillabi italiani che, per le medesime ragioni, abbiam dovuto correggere (senza essere, per altro, entusiasti della nostra correzione): «Per sé [e cioè: tra sé] il di parlò per non dormire; | E mi, poetando, non vorria fallire». Moltiplicare esempi ci sembra superfluo: preferiamo invece osservare che, a onta di cosi selvaggia selva di spropositi, anzi appunto a causa di questi, l’anonima ristampa del 1547 ha il pregio (inestimabile in una ristampa di cui si sia perduto l’archetipo) di essere stata esemplata sull’edizione originale direttamente dal tipografo, senza la interposta mano di un letterato curatore. Spropositi tipografici, dunque, finché se ne vuole; ma nessuna di quelle arbitrarie correzioni letterarie (assai piú insidiose degli errori tipografici), di cui i nostri predecessori del buon tempo antico erano cosi prodighi nel sorvegliare la stampa dei testi a loro affidati. E, se si pensi che cosa mai sarebbe diventata nelle mani di un letterato cinquecentista la prosa cosi fuor delle regole dell’A., bisogna essere pur grati alla Fortuna, che ci costringe a subire le conseguenze dell’ignoranza di un tipografo, anziché quelle della sapienza di un letterato. Un letterato italiano, restato nell’ombra, dovè, invece, curare l’ultima ristampa del secondo libro delle Lettere, la quale, insieme con quella degli altri cinque libri, ebbe luogo a Parigi nel 1609(2). (1) È un brano della lettera a Giovanni Santa Giuliana del 13 dee. 1540 (ediz. del 1547, pp. 330-1; nostra ediz., il, 21-2). (2) Il seconda libro de le lettere di M. Pirtro Arftino. Al sacratissimo re d’Inghilterra. In Parigi appresso Matteo il Maestro, nella strada di S. Giacomo a la insegna de i quattro elementi, M.U.C.IX. Con Priuilegio. Pp. 18 inn. in principio contenenti la dedica dell’A. a Enrico Vili, la Tavola (l’indice dei corrispondenti), e l ’Extraict du Priuilege du Roy riferito nella Nota al primo libro, p. 430. Indi 650 pp., numerate per carte da 1 a 325, contenenti le lettere dell’A. nell’ordine (o disordine) della ristampa del 1547, che era naturalmente quello dell’ediz. originale.