Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/46

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costumi che si convengono a la vita che ci conserva Cristo e ci disperano i signori. E però mordiamoci la lingua, che lo bestemia con la vecmenzia che ella devria laudarlo, se voliamo che le prosperitá ci durino, come vi durará la contentezza del mandarne a marito madonna Madalena, a voi figliuola per sangue e a me per afiezzione. Del che mi rallegro ne la maniera che mi ha rallegrato la ottima speranza che ci è data nei casi del Serfino.

Di Vinezia, il 25 di genaio 1541.

DLXXIV

AL CAPITAN PALAZZO

Gratissime gli sono giunte le due dozzine di coltelli donategli dal Palazzo. Tiziano promette di fare il ritratto a Girolamo Martinengo da Brescia, purché questi gli mandi una completa armatura, che dovrá essere riprodotta nell *Allocuzione del marchese del Vasto. Io, figliuol carissimo, ho ricevuto per ordine de la cortesia vostra le due dozzine di coltelli. E, perché l’una sorte e l’altra sono di quella semplicitá di lavoro ch’io voleva, gli ho avuti cosi cari, che ve ne ringrazio come se rilucessero ne l’oro, di che vorreste che fossero, per piú sodisfarmi. Peroché tutte le cose piccole, date con volontá grande, si posson dir preziose, avenga che l’animo di colui, che dona nel modo che a me ha donato il vostro, si converte realmente nel dono; onde chi lo riceve va godendo del cor d’altri, che piú vale che alcun presente di gemme, conciosiaché ne l’uomo non è pegno piú caro né facultá piú nobile che Panetto de la buona intenzione. Il fervido zelo de la quale è si infiammato del desiderio, che, circa il perpetuare la effigie e il nome de lo splendido signor Girolamo Martinengo, ha e il pennello de messer Tiziano e la penna mia, che io ed egli, a fine che si mova a degnarsi che noi entriamo a dipignerlo e a scriverne, ve preghiamo che gli diciate in vece nostra che ci facci mercé d’un corsaletto fornito