Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/49

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al nome tributo di continuo inchiostro, riputandomi ciò per singular favore, conciosiaché voi solo precedete a la riputazione di qualunche alamanno si abbia trovato le maraviglie de l’arti ; ché altro sono le industrie de lo ingegno e altro l’azzioni de l’animo, fc gran differenzia tra la invenzione, verbigrazia, de l’artegliaria e quella de la liberalitá, peroché l’una imita gli spaventi de le furie celesti e l’altra gli alimenti de le grazie divine. Onde voi, che per via di cotal mestiero sollevate piú persone che quella per opera di si fatto essercizio non abatte genti, séte degno di esser deificato ne la eternitá de la memoria come un Giove terreno.

Di Vinezia, il 17 di febraio 1541.

DLXXVII

AL SIGNOR DON LOPE DI SORIA

Ringrazia dei cento scudi or ora ricevuti. Si duole d’essersi mostrato troppo collerico con lui. La Pierina Ricci è lietissima della lettera scrittale dal Sona. Gli augura presto il cardinalato. I cento scudi, ch’or mi mandate, avendone io avere cinquanta meno, mi hanno piú consolato che non mi attristarono gli altritanti, che, dovendosemene dar cinquanta piú, poco fa mi mandaste. Ed è certo che adesso conosco la necessitá di cotesta Camera, e, conoscendola, riprendo la veemenzia de le mie còlere, il furor de le quali fu sempre sopportato dal paziente de le vostre discrezioni. Peroché sa ben la Signoria di voi con che grado di affetto ella mi sta ne l’animo; onde mi pare non errare errando. Conciosiaché «error» si chiama il peccar del core e non il fallir de la lingua; e guai a quelli che tuttavia osservano Iddio con le parole e non mai con la intenzione 1 Insomma eccomi schiavo di voi, che séte proprio suggetto da farvi riverente la divozione degli uomini e de le donne. Testimonio la carta, che la benignitá de la vostra nobil creanza