Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/72

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intrinsicò di continuo ne l’ottima grazia di colui che ha messo nel cor del mondo il medesimo desiderio di servire e d’ubbidire la sola Maestade Sua, che circa il predicare e il descrivere la unica Signoria Vostra tengo io. E però degnisi la magnanimitá di voi, che séte mente dei negozi cesarei e spirito de le essecuzioni auguste, di accettare e questa lettra e la medaglia di chi gliele indrizza, con faccia lieta e amicabile; ché, ciò facendo, non me lo reputarò a meno felicitá che si reputi lo esservi familiare il nobile Ignico de l’eralta. Intanto mando a la Benignitá Vostra la copia di quel che umilissimamente scrivo a l’Altezza di Carlo, quinto di cotal nome ne la succession de lo imperio e primo tra tutti gli altri ne la ereditá de la gloria imperiale. Leggetela adunque, imperoché ella parla del suo passare in Francia; atto in cui per lo avvenire si specchiará qualunche principe voglia prendere alcuna impresa o con le forze o con la speranza: avenga che il fatto di cotal successo è norma dei gesti di quanti imperadori mai presumeranno di prevalersi de lo aiuto degli uomini e del favore degli iddíi.

Di Vinezia, il 15 di maggio 1541.

DXCV

AL DUCA DI NUCERA

Quanto diverso dagli altri gran signori è il duca di Nocera, il quale, senza essere nemmeno conosciuto dall’Aretino, aveva pur pensato a inviargli in dono una valigia ben ripiena! E peccato che questa non gli sia pervenuta! Un non so chi mercante, il quale, per esser tanto gentile doppo la villania quanto villano inanzi la gentilezza, è venuto a me, scusandosi come il suo andar per terra e non per acqua è stato cagione, circa il non accettar la valigia, che piena d’alcune robbe Vostra Eccellenza mi mandava, che egli, col non portarla, non ha compiaciuto a voi né giovato a me. Onde io,