Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/88

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accade che le virtú vostre si affatighino in farvi altrimenti glorioso e chiaro. Or. per tornare al vostro celebrarmi a la presenzia di Fernese e di Cesarino, prelati illustri, dico che ne ringrazio la caritá che vi move a farlo; e da un vecchio ottimo e benigno come Vostra Signoria non si ritrae altro che onori e utili. Ma diami Cristo tanto di grazia che io ve ne renda un cambio che sodisfaccia a voi ne la maniera che sodisfate a me. Peroché io reputo carico grande quello di colui che non è a l’amico ciò che l’amico è a lui, ristituendogli fino a la minima parola, che egli spende lodandolo.

Di Vinezia, l’ultimo di luglio 1541. DCV11I AL CAPITANO AD[RIANO DA PERUGIA] Gli è grato delle esibizioni di raggiungere la Pierina Ricci, fuggita di casa con un suo ignobile amante; ma preferisce di far di meno di Cosi ingrata donna. Io, fratei caro, circa il voler voi farmi riaver l’amica e gastigare quel tristo, ve ne ringrazio con l’animo che me PofTerite; ma non accetto né l’una cosa né l’altra, conciosiaché quella non debbo e questa non voglio. Io non debbo quella, peroché, nel togliermi l’errante femina, ha renduto me a me stesso; e non voglio questa, avvenga che, nel tenersela, mi libera non pur da una meretrice, da una rofiiana e da un ladro, ma da la spesa, da la vergogna e dal peccato. Onde, se fusse lecito di chiamarsi obligato a uno essemplare di ciascun vizio, confessarci d’esser molto tenuto a lui, che è qualche volta sciocco e dapoco e d’ogni tempo cattivo e pazzo. Non niego che la malizia di quella volontá mala, con etti gli pare avermi offeso, non sia degna di punizione; ma rimetto la vendetta di ciò nc la frequenzia del morbo, che lo crucia si fieramente, che ne ho quasi compassione. Or stativi con Dio e rallegrativi di cotal