Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/89

Da Wikisource.

successo, ne la maniera che vi contristareste, caso che mi fosse rubato il lume de lo intelletto, il dono de la virtú e il premio de le fatiche, e non le vili, le vane e le pestifere delizie de la voluptá. Peroché nel perderle si guadagna, e nel guadagnarle si perde.

Di Vitiezia, il primo di agosto 1541. DC 1 X A MESSER BARTOLOMEO TINGI Assai prelibate le due qualitá di vino ricevute in dono dal Tingi, al qual proposito riferisce un curioso lapsus liuguae di un suo crealo. Scriverá a Pier Luigi Farnese, non appena lo saprá guarito. Le due sorti di vino, che il daben capitan Giudetto mi ha per ordin vostro mandato, è quale il desidera la sete, che i! mangiar dei popponi lascia in su le labbra altrui. Ma perché non appare cosi pronta c cosi cordini liberalitade ne la turba dei principi? perché la cortesia non aligna nei loro animuzzi da plebe? c perché gli sopporta il malanno che Dio gli dia? Certo, il presente, nobile da per sé, è tanto magnificato da la prestezza con cui egli è venuto, che merita che io vegga di ricompensarvelo, se non con pari generositá di effetto, almeno con eguale atto • li volontá. Intanto è forza ch’io vi dica in che modo un mio ragazzo è suto per trarmi dei gangari per via del riso. Egli, sentendo da un, che ne aveva tracannato piena una tazza, lodar sommamente la bevanda da Servolo, disse a tale: — Il mio padrone vorria che ella fusse spasimo per amor dei suoi amici. — Cosi parlò il satrapo, credendosi aver detto «balsimo». E. per lasciar le burle, io vi ringrazio non meno de l’uffizio per me fatto con la Eccellenza del duca, che del dono predetto; né mancarò di scrivergli, tosto ch’io senta il suo essersi riavuto da la informitá. In questo mezzo, disponete di quel poco ch’io sono, non altrimenti che fareste in prevalervi di voi medesimo. Di Vinezia, il io d’agosto 1541.