Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/100

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pare da un tempo in qua che la fortuna se sia’congiurata a darme noglia. Io sono, come vedete, gravato de inutile famiglia, cum poco guadagno, e per restoro è giunta la penuria de quisti tempi, che me concia in tal modo, che, a parlarve da vero amico, io non credo se non aver per oggi in casa pane e farina, che me viene voluntá de uciderme per uscire da quisti scculari affanni. Lasso me! che, per servire questa comunitá, ho perduto diece venture a’ mei giorni, dove sarebbe, meglio che qui, stato conosciuta e premiata la mia virtute. — Il notaro respose: — Oimè ! che è quello che odo, misser Lorenzo? Certo el me dispiace molto el vostro affanno: se io ve posso in alcuna cosa aiutare de quello che comporta la mia facultá, recheditimi, ché da me voluntiera sarete servito. — A questa pietosa offerta dixe misser Lorenzo: — lo ve ringrazio singularniente, e, prendendo conforto assai e speranza d’essere aiutato (di poi che cusi umanamente me offerite el presidio e facultate vostre), io piglierò fiducia de rechederve ne la mia presente necessitá. Pregove adunque me vogliati prestare fine a diece ducati d’oro, acciò possa comprare del formenlo per la mia famiglia, promettendove, come prima corra la paga de la mia provisione, d’esservene fídelissimo renditore. — Il notaro, essendo divenuto pietoso per l’audito bisogno de misser Lorenzo, dixe: — Molto voluntiera, misser Lorenzo mio — e, postose incontinenti la mano a la borsa, li dette dieci ducati d’oro. Tolti li denari, misser Lorenzo, e ringraziato el notaro del benigno officio, ne fece el suo volere. Or, venuto el termine de la restituzione ed essendo cheduio al debito misser Lorenzo dal notaro, e dicendo di ben fare e niente facendo, dispiaceva al notaro in tal modo, che convenuto l’avrebbe, s’el non fusse che non ardiva, non potendoli provare per testimoni né per confessione né per scriptum. E spesso ingegnandose de domandarli in presenzia de alcuno, acciò li confessasse, misser Lorenzo, che era scorto e pratico, li diceva: — Ben, domina notarle, sapete quello ve ho detto: il vostro si è un perdere tempo, perché voi sapete bene che siamo amici. — E, quando senza testimoni li adimandava, respondeva: — Vui aveti una grande rasone; non ve dati affanno, per Dio, ché, come